Dita di miele

di e con Alessandra Gaeta

Il mio lavoro ha delle radici legate alla tradizione pugliese, con precisione il rituale del 2 novembre.

La donna protagonista di questa performance è duplice. Il riferimento è al tempo lungo della notte dei morti, quello della tradizione pugliese, ogni anno, il 2 novembre si imbandiva la tavola per i defunti con i cibi che la terra offriva per permettere alle anime trapassate di goderne di nuovo. E’ su questa linea liquida tra mondo dei vivi e mondo dei morti che si tiene in equilibrio la donna duplice. Il miele, in particolare, lega primo e secondo quadro, collante di tutta la vicenda danzante. E’ l’elemento guida del percorso, un viaggio che riporta a galla i ricordi: con uno spogliarello sulle note di Giuni Russo s’ insabbia immobile il desiderio di andare ad Alghero, lei non ci andò mai. Quel miele, allora, sa di mare e arriva come soffio di vento, di memoria vetusta. Alcune posizioni e transizioni vedono il corpo immerso in più livelli: desideroso di emergere dalla malinconia del rimpianto e di essere in quelle Bahamas della Sardegna ancheggiando come una suicide girl hawaiana. Le calze del primo incontro, quelle fucsia spento, il costume da bagno ancora nuovo, la candela di nonna Concetta il vento che la spegne e il dissolversi nel tempo.

IN SCENA VENERDI’ 4 AGOSTO – ORE 21:50 – CORTILE PALAZZO VESCOVILE